Missione Cristiana 153

La Scala di Pietro

La Fede che Giova

L’ambizione massima dell’uomo

è il denaro che offre potere!

Ma è veramente il meglio per la nostra vita?

Cos’è che GIOVA veramente secondo Dio?

Matteo 16:26

Che giova infatti all’uomo,

se guadagna tutto il mondo

e poi perde l’anima sua?

Ovvero, che darà l’uomo

in cambio dell’anima sua?

Ho posto una domanda al Signore:

«A cosa è servito meditare la Tua Parola!

Se non ne vedo il frutto?»

La prima risposta è arrivata con:

Ebrei 4:2

Per di più ci chiamiamo evangelizzati appunto come anche quelli!

Ma la parola predicata dell’obbedienza non ha giovato a quelli che non s’erano congiunti alla fede per le cose ascoltate.

La seconda risposta in:

Deuteronomio 1:20-36

Allora vi dissi: «Siete arrivati alla regione montuosa degli Amorei, che YHWH, il nostro DIO, ci dà.

21) Ecco, YHWH, il tuo DIO, ha posto il paese davanti a te; sali e prendine possesso, come YHWH, il DIO dei tuoi padri, ti ha detto;

non avere paura e non scoraggiarti».

22) Allora voi, tutti quanti voi, vi avvicinaste a me e diceste: «Mandiamo degli uomini davanti a noi, che esplorino il paese per noi e ci riferiscano sulla strada per la quale noi dovremo salire, e sulle città nelle quali dovremo entrare».

23) La proposta mi piacque; così presi dodici uomini tra voi, uno per tribù.

24) Ed essi partirono, salirono verso i monti, giunsero alla valle di Eshkol ed esplorarono il paese.

25) Presero con sé alcuni frutti del paese, ce li portarono e ci fecero la loro relazione, dicendo:

«Il paese che YHWH, il nostro DIO, sta per darci è buono».

26) «Ma voi non voleste salirvi e vi ribellaste all’ordine di YHWH, del vostro DIO;

27) e mormoraste nelle vostre tende e diceste: «YHWH ci odia, per questo ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto per darci in mano agli Amorei e per distruggerci.

28) Dove possiamo andare?

I nostri fratelli ci hanno fatto struggere il cuore dicendo:

È un popolo più grande e più alto di noi; le città sono grandi e fortificate fino al cielo; vi abbiamo perfino visto i figli degli Anakim».

29) Allora io vi dissi:

«non spaventatevi e non abbiate paura di loro.

30) YHWH, il vostro DIO, che va davanti a voi, combatterà Egli stesso per voi, come ha fatto sotto i vostri occhi in Egitto.

31) e nel deserto, dove hai visto come YHWH, il tuo DIO, ti ha portato come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete percorso, finché siete arrivati a questo luogo».

32) Nonostante questo, non aveste fiducia in YHWH vostro DIO,

33) che andava davanti a voi nel cammino per cercarvi un luogo dove piantare le tende, con il fuoco di notte e con la nuvola di giorno, per mostrarvi per quale via dovevate andare.

34) Così YHWH udì le vostre parole, si adirò e giurò dicendo:

35) «Certo, nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri,

36) ad eccezione di Caleb, figlio di Jefunneh.

Egli lo vedrà; e a lui e ai suoi figli darò la terra che egli ha calcato,

perché ha pienamente seguito YHWH».

Tutto il popolo di Israele aveva visto il braccio di Dio, però non tutti entrarono nella terra promessa!

La mancanza di fede aveva fatto la sua selezione.

Solo due esploratori su dodici portarono un resoconto favorevole, pieno di speranza al popolo: Giosuè della tribù di Efraim e Caleb di Giuda.

Gli altri s’incamminarono per la via dell’incredulità.

Tutti i credenti incontrano nella loro vita una situazione cruciale dove bisogna saper scegliere:

credere o non credere!

Questo è il bivio del proprio destino!

Purtroppo la maggior parte degli uomini mormorano le maledizioni su se stessi con la propria bocca.

Numeri 14:2

E tutti i figli d’Israele mormorarono contro Mosè e contro Aaronne e tutta l’assemblea disse loro: «Fossimo morti nel paese d’Egitto o fossimo morti in questo deserto!»

Inesorabilmente si avverò quanto avevano dichiarato:

Numeri 14:37

quegli uomini, che avevano fatto un cattivo resoconto del paese, morirono colpiti da una piaga, davanti a YHWH.

Attenzione!

Le Parole dichiarate con fede sono efficaci,

sia in bene che in male!

Allora come mai si ascoltano anni di predicazioni e non c’è giovamento?

Ieri come oggi il problema è sempre lo stesso:

«Ma la parola predicata dell’obbedienza non ha giovato a quelli che non s’erano congiunti alla fede per le cose ascoltate».

Se esaminassimo ogni difficoltà della nostra vita, troveremmo sempre le stesse risposte:

mancanza di:

fede, ubbidienza e sottomissione!

cioè ribellione e incredulità,

in una sola parola:

«il Peccato»

Esempio di giovamento della parola congiunta alla fede per le cose ascoltate:

La donna shunamita

2° Re 4:8-37

Or avvenne che un giorno Eliseo andò a Shunem, dove abitava una donna facoltosa, e questa lo costrinse a prendere un po’ di cibo.

Così, tutte le volte che passava di là, si recava a mangiare da lei.

9) Ella disse a suo marito: «Ecco, io sono certa che colui che passa sempre da noi è un santo uomo di DIO.

10) Ti prego, facciamo una piccola stanza in muratura al piano di sopra e mettiamoci per lui un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere, così quando verrà da noi, vi si potrà ritirare».

11) Un giorno che Eliseo passava di là, si ritirò nella stanza di sopra e vi si coricò.

12) Poi disse a Ghehazi, suo servo: «Chiama questa Shunamita».

Egli la chiamò ed ella si presentò davanti a lui.

13) Eliseo disse quindi al suo servo:

«Or dille così: «Ecco, tu hai avuto per noi tutta questa premura; cosa posso fare per te? Vuoi che dica qualcosa a nome tuo al re o al capo dell’esercito?»».

Ella rispose:

14) «Io vivo in mezzo al mio popolo».

Allora Eliseo disse: «Cosa posso dunque fare per lei?».

Ghehazi rispose: «A dire il vero, lei non ha figli e suo marito è vecchio».

15) Eliseo gli disse: «Chiamala!».

Egli la chiamò, ed ella si fermò sulla porta.

16) Allora Eliseo le disse: «In questa stagione, l’anno prossimo, tu abbraccerai un figlio».

Ella rispose: «No, mio signore; o uomo di DIO, non ingannare la tua serva!»

17) La donna concepì e partorì un figlio, l’anno seguente in quella stessa stagione, come Eliseo le aveva detto.

18) Ora il bambino crebbe; un giorno che era andato da suo padre con i mietitori,

19) disse a suo padre: «La mia testa, la mia testa!»

Il padre ordinò al suo servo: «Portalo da sua madre!»

20) Questi lo prese e lo portò da sua madre.

Il fanciullo rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì.

21) Allora ella salì, lo adagiò sul letto dell’uomo di DIO, chiuse la porta dietro di lui ed uscì.

22) Poi chiamò suo marito e gli disse: «Ti prego, mandami uno dei servi e un’asina; corro dall’uomo di DIO e torno».

23) Egli le domandò: «Perché vuoi andare da lui proprio oggi? Non è il novilunio e neppure shabbat».

Ella rispose: «Andrà tutto bene!»

24) Poi fece sellare l’asina e ordinò al suo servo: «Conducimi e va’ avanti, non rallentare il passo per me, a meno che te lo ordini».

25) Così ella parti e si recò dall’uomo di DIO, sul monte Karmel.

Non appena l’uomo di DIO la vide da lontano, disse a Ghehazi, suo servo: «Ecco la Shunamita!

26) Ti prego, corri ad incontrarla e dille: «Stai bene? Sta bene tuo marito? E il fanciullo sta bene?»». Ella rispose: «Stanno bene».

27) Quando giunse dall’uomo di DIO sul monte, gli abbracciò i piedi.

Ghehazi si avvicinò per allontanarla, ma l’uomo di DIO disse:

«Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata, e YHWH me l’ha nascosto e non me l’ha rivelato».

28) Ella disse: «Avevo forse chiesto al mio signore un figlio? Non ti avevo forse detto: Non m’ingannare!».

29) Allora Eliseo disse a Ghehazi: «Cingiti i lombi, prendi in mano il mio bastone e parti.

Se incontri qualcuno, non salutarlo; e se qualcuno ti saluta non rispondergli; poserai il mio bastone sulla faccia del fanciullo».

30) La madre del fanciullo disse a Eliseo «Com’è vero che YHWH vive e che tu pure vivi, io non ti lascerò». Così Eliseo si levo e la seguì.

31) Or Ghehazi li aveva preceduti e aveva posto il bastone sulla faccia del fanciullo, ma non ci fu né voce né risposta.

Perciò egli tornò incontro ad Eliseo e gli riferì la cosa, dicendo: «Il fanciullo non si è svegliato».

32) Quando Eliseo entrò in casa, vide il fanciullo morto e sdraiato sul suo letto.

33) Egli allora entrò, chiuse la porta dietro loro due e pregò YHWH.

34) Poi salì sul letto e si coricò sul fanciullo; pose la propria bocca sulla sua bocca, i propri occhi sui suoi occhi, le proprie mani sulle sue mani; si distese sopra di lui e la carne del fanciullo si riscaldò.

35) Quindi Eliseo si tirò indietro e andò qua e là per la casa; poi salì di nuovo e si distese sopra il fanciullo; il fanciullo starnutì sette volte ed aperse gli occhi.

36) Allora egli chiamò Ghehazi e gli disse: «Chiama questa Shunamita».

Egli la chiamò quando ella giunse da Eliseo, questi le disse: «Prendi tuo figlio».

37) Così ella entrò e gli si gettò ai piedi, prostrandosi fino a terra; poi prese suo figlio ed uscì.

Al contrario degli Israeliti che pronunciano la loro stessa sentenza di morte, le labbra della Shunamita non pronunziano mai la parola «morte», ma parole di fede.

«Andrà tutto bene!»

«Stanno bene»

«Non m’ingannare!»

«Com’è vero che YHWH vive e che tu pure vivi, io non ti lascerò»

Di fronte alla realtà della morte del figlio la fede di questa donna ha vinto.

Prima ha visto la nascita insperata del suo unico figlio e poi ne ha visto anche la sua resurrezione.

Cosa impariamo da questa storia?

Che ogni investimento su uomini di Dio

produce giovamento:

Si mette a disposizione

«tutte le volte che Eliseo passava di là, si recava a mangiare da lei».

Lo riceve come «un santo uomo di DIO»

«facciamo una piccola stanza in muratura al piano di sopra e mettiamoci per lui un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere, così quando verrà da noi, vi si potrà ritirare».

Matteo 10:41

Chi riceve un profeta come profeta,

riceverà premio di profeta;

e chi riceve un giusto come giusto,

riceverà premio di giusto.

Le circostanze negative

non gli fanno perdere fiducia nell’uomo di Dio.

«Il fanciullo rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì»

La sua fede stravince:

«Andrà tutto bene!»

«Stanno bene»

«Non m’ingannare!»

«Com’è vero che YHWH vive e che tu pure vivi, io non ti lascerò»

Impariamo dal nostro Signore

«Yeshua haMashiah mi Nazareth»

«a congiungere la fede alla Torah»

«questa è la fede che giova»

Questa meditazione è stato fatta al meglio della mia conoscenza attuale della Parola di Dio, perciò può essere soggetta a modifiche.

La Fede che Giova

(2^ Parte)

« INVITO INVITO »

A tutti i credenti che hanno il desiderio di conoscere il modello della:

«Chiesa originale di Gesù Cristo, nata a Gerusalemme»

vista dallo studio su: «Atti 2:41-47» consultatelo insieme agli approfondimenti, informatevi, fate domande direttamente sulle pagine stesse del sito, chiedete, commentate, sarà un conoscersi passo→ passo→ verso la vera Chiesa, aspettiamo il vostro contributo.


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Che la grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

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3 commenti
  1. MASSIMO FUSI
    MASSIMO FUSI dice:

    Carissimi fratelli e sorelle pace a voi.
    Meditando le parole di questa predicazione mi sono posto alcune domande:
    1^) Ma che cosa è veramente la fede?
    2^) E cosa significa avere fede?
    3^) Come fa la Shunamita a comportarsi in quel modo? La parola greca “pistis”, lingua usata per scrivere il Nuovo Testamento, pur significando fede-fiducia-fedeltà, non riesce a spiegare compiutamente in senso spirituale il vero significato di questa parola “FEDE” ed “AVERE FEDE”.
    Io sono fermamente convinto che tutto passa da questa parola: AMORE-AGAPE.
    In Galati 5:6 è scritto: “ poiché in Cristo Gesù né la circoncisione né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l’amore”.
    Quindi la fede che giova è quella che OPERA mediante l’amore.
    La Shunamita ci insegna che il nostro è un cammino di perfezionamento progressivo messo in atto dal nostro Signore YESHUA poiché LUI è profondamente innamorato di ognuno di noi, della Sua futura SPOSA.
    Nel C.C. al versetto 2:4 il Signore afferma: «Mi ha condotto nella casa del banchetto, e il suo vessillo su di me è amore».
    È il SUO amore che ci conquista e ci porta a vivere e a manifestare questa dimensione di “FEDE” in modo semplice e naturale, perché è insita proprio in quanto descritto in 1^ Corinzi 13:1-7 e che non riesco pienamente a capire e a spiegare.

  2. Filippo Zani
    Filippo Zani dice:

    I due passi principali e più lunghi di questo messaggio sono quello della Shunamita e quello degli Israeliti a valle dell’esplorazione dei dodici inviati.
    Se leggo bene vediamo una cura nel modo di parlare da parte della Shunamita che impressiona.
    Si comporta come serva nei confronti dell’uomo di Dio e mantiene un pieno rispetto nei confronti del marito.
    Al contrario nel passo degli esploratori il popolo mormora e si lamenta.
    Quanto volte ho l’impressione che Dio mi abbia chiamato a un compito più grande di me e dico che non ce la posso fare.
    Quando parlo in questo modo, a chi sono simile dei due esempi?
    Mormoriamo le nostre maledizioni verso di noi.
    Le pensiamo, le diciamo e le facciamo avverare.
    La fede è una scelta ma quello che la rende possibile è il vedere al di là della difficoltà.
    Giosuè e Caleb vedevano la benedizione di Dio al di là della apparente difficoltà.
    In realtà loro, la difficoltà non la vedevano proprio.
    Il popolo diceva “stiamo per morire” Caleb e Giosuè invece dicevano “stiamo per ricevere una benedizione immensa, cosa stiamo aspettando!!”.
    Ma stavano parlando della stessa cosa? In effetti no.
    La verità è che Giosuè e Caleb avevano ragione.
    Loro non vedevano il problema perché il problema non c’era davvero, non c’erano difficoltà pratiche.
    A quelle il Signore aveva già promesso di sopperire e aveva dimostrato di poterlo fare ampiamente.
    C’era solo da fare quello che Dio aveva detto.
    La difficoltà viene “detta” e realizzata dal popolo di Israele.

    Numeri 14:3-9
    Perché l’Eterno ci conduce in questo paese per farci cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri piccoli saranno preda del nemico. Non sarebbe meglio per noi ritornare in Egitto?». 4 E si dissero l’un l’altro: «Scegliamo un capo e torniamo in Egitto!». 5 Allora Mosè ed Aaronne si prostrarono a terra davanti a tutta l’assemblea riunita dei figli d’Israele. 6 Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Jefunneh, che erano tra coloro che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti, 7 e parlarono così a tutta l’assemblea dei figli d’Israele dicendo: «Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese buono, buonissimo. 8 Se l’Eterno si compiace con noi, ci condurrà in questo paese e ce lo darà, “un paese dove scorre latte e miele”. 9 Soltanto non ribellatevi all’Eterno e non abbiate paura del popolo del paese, perché essi saranno nostro cibo; la loro difesa si è allontanata da loro e l’Eterno è con noi; non abbiate paura di loro».

    Abbiamo una grande responsabilità in quello che diciamo perché il nostro parlare può contenere la vita e la morte.
    Lo scoraggiamento mi porta spesso a dire frasi di rassegnazione.
    Ma queste frasi portano il male nella mia vita.
    Questa lettura del brano biblico è durissima e ci dà una grande responsabilità.
    Ma non mi pare che possiamo interpretare il testo in altro modo.
    Le nostre parole sono pesanti, testimoniano di quello che pensiamo e determinano il nostro futuro.

    Giacomo 3:2
    poiché tutti manchiamo in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, ed è pure capace di tenere a freno tutto il corpo.

  3. Paolo Niccolai
    Paolo Niccolai dice:

    Pace.
    In questa meditazione l’esempio della donna shunamita è l’esempio di una donna che è certa di ciò che spera, e dimostra ciò che non vede senza dubitare un istante di fronte a quello che gli accade.
    Nella stessa situazione, quale sarebbe il mio comportamento?
    La questione centrale è il cominciare a mettere in pratica.
    Talvolta posso pensare che basta ascoltare la Parola e poi Dio farà il resto… ma come spiega Giacomo nella sua lettera, questo è solo un inganno verso me stesso.
    Il mettere in pratica dovrebbe essere il naturale proseguito di quello che ascolto e medito.
    Non solo uditore della Parola, ma anche facitore dell’opera.
    Essere facitore dell’opera, significa essere capace di mettere in pratica i quattro punti citati in questa meditazione, per congiungere al meglio la fede alla Torah.
    Giacomo 22-25: E siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi. Poiché, se uno è uditore della parola e non facitore, è simile a un uomo che osserva la sua faccia naturale in uno specchio; egli osserva se stesso e poi se ne va, dimenticando subito com’era. Ma chi esamina attentamente la legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera in essa, non essendo un uditore dimentichevole ma un facitore dell’opera, costui sarà beato nel suo operare.
    Shalom a tutti

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